Bollicine e pifferai magici

Il rimbalzo che ha fatto recuperare alle borse in questo primo scorcio del 2009 quasi il 50% di quello che avevano perso in poco meno di un anno sta assumendo sempre più i connotati di una gigantesca bolla speculativa. Vediamo ogni giorno che i dati macroeconomici e le prospettive dell’economia non forniscono giustificazioni a questa crescita drogata che risponde a ben altre logiche finanziarie e politiche. Le parole d’ordine sono “ottimismo” a tutti i costi e gonfiare con tutti i mezzi le borse.

Solo le banche statunitensi, secondo il Wall Street Journal, hanno bisogno di raccogliere, tra emissioni di nuove azioni e obbligazioni, svariate decine di miliardi di dollari entro dicembre per fare fronte ai 600 miliardi di perdite previste nel 2010 per le 19 banche sottoposte a stress test e bisogna riconquistare la fiducia di quei gonzi degli investitori.

Ogni giorno viene fabbricata una motivazione che fa a pugni con la logica e con l’intelligenza. Lunedì, ad esempio, l’ennesimo rush di Wall Street che ha trascinato dietro tutto il plotone delle borse mondiali è stato spiegato dagli analisti con delle presunte buone notizie provenienti dal settore immobiliare e che Marco Sarli riassume lucidamente mettendo in evidenza l’insensatezza di tanto ottimismo interessato.

Ho fatto una certa fatica a comprendere il buono che c’era nelle notizie che tanto hanno ispirato gli operatori, ma credo che il fatto che importanti catene composte da negozi legati ai piccoli lavori che ognuno di noi può, se ne ha la voglia, fare a casa propria abbiano segnalato, nel primo trimestre, profitti inferiori di “solo” il 22 per cento rispetto a quelli relativi allo stesso periodo dell’anno precedente sia stato visto come un segnale di ripresa del settore immobiliare ed edilizio, quello che da poco meno di due anni segnala una situazione terrificante, un collegamento che è sembrato rafforzarsi con il picco toccato dalle aspettative dei costruttori, o almeno di quelli che non sono ancora falliti!

Ieri invece sono arrivati i dati riguardanti le nuove costruzioni che si aggiungono alla notizia delle 342 mila famiglie che hanno ricevuto una notifica di pignoramento del loro immobile in aprile e ai quali dovremmo guardare con attenzione e preoccupazione perchè la crisi non sarà superata finchè non verranno risolte le cause che l’hanno determinata, e quella immobiliare è la madre di tutte le cause.

Nel mese di Aprile, inaspettatamente, inaspettatamente per gli inguaribili o interessati ottimisti, la costruzione di nuove case è crollata, ci dice il Wall Street Journal, portata giù da un grande declino delle richieste di permesso per nuovi appartamenti, appena “bilanciato” (?) da una modesta ripartenza della costruzione di abitazioni monofamiliari. La costruzione di case monofamiliari è salita del 2,8% in Aprile rispetto a Marzo, mentre quella di case con almeno due o tre appartamenti è scesa del 46,1% e all’interno di questa categoria i progetti di immobili con 5 o più appartamenti sono diminuiti del 42,2%.

Total housing starts dropped 12.8% to a seasonally adjusted 458,000 annual rate compared to the prior month, the Commerce Department said Tuesday. Starts fell 8.5% in April to 525,000; originally, Commerce reported April starts down 10.8% to 510,000. Wall Street expected an increase in April construction.

E’ invece di questa mattina la comunicazione dell’Istat che gli ordinativi dell’industria italiana a marzo hanno registrato un calo del 26% rispetto a marzo 2008 e del 2,7% rispetto a febbraio 2009. Sì il diluvio è passato, l’apocalisse è finita, l’Italia ne uscirà meglio degli altri Paesi, divertiamoci con Mills e una notte.

Notizie e dati come questi dovrebbero gelare le borse e invece qualcuno continua a suonare il suo piffero magico cercando di attirare in un mercato esangue le vittime predestinate di una trappola mortale. Insinuanti melodie e bagliori incantati provengono dal tunnel. In arrivo, a fari spenti, il treno merci di mezzanotte.

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Published by bernspan

A former employee of a bank that no longer exists. Un ex-dipendente di una Banca che non esiste più.

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