Banche alla canna del gas

Che le banche europee, a dispetto del fatto che tutti i riflettori siano puntati sulle big americane, se la passino peggio di quelle è ormai più di un sospetto.

Come ho riportato in altro post (Aspettando l’Islanda) il Fondo Monetario Internazionale ha appeno rivisto le sue stime sulle perdite delle banche e sulla necessità di capitali freschi. Stima che, nel periodo 2007-2010, le banche europee (zona euro e Gran Bretagna) subiranno perdite per 1.200 miliardi di dollari dei loro attivi, contro i 1.050 negli Stati Uniti.

Ma soprattuto, rispetto a questo ammontare, le banche europee hanno accertato a oggi perdite per 260 miliardi di dollari (meno di un quarto) contro i 510 miliardi degli Stati Uniti. Le banche europee, dunque, dovrebbero ricapitalizzare per 500 miliardi di dollari, quelle statunitensi per 275 miliardi.

E proprio oggi arriva il Financial Times a confermare questo sospetto con un articolo in cui anticipa che le banche europee con l’acqua alla gola inizieranno presto la svendita del loro patrimonio immobiliare, a dispetto della caduta dei valori immobiliari, per fare cassa e potersi rafforzare patrimonialmente.

Comincia a dare il buon esempio, si fa per dire, il Credit Suisse, che mette in vendita i suoi gioielli di famiglia, ma sono pronte a seguirla, secondo il quotidiano economico, numerosi altri Istituti, soprattutto nel settore dei servizi finanziari e del retail.

Though the market is reaching its lowest point, many corporate owner-occupiers are motivated by the advantages of additional liquidity.

Sì, nonostante il mercato stia raggiungendo il fondo, molte istituzioni proprietarie di immobili sono attirate dai vantaggi di una maggiore liquidità, che tradotto in italiano vuol dire che ormai sono alla canna del gas. Prepariamoci ad un giugno di fuoco.

***

Mi scuso per non aver avuto il tempo di dedicare un post ai dati relativi al mercato americano delle nuove case usciti ieri e per i quali vi rimando a Calculated Risk. Risultati non molto incoraggianti, siamo a livelli dello zero virgola, mentre aumentano esponenzialmente le iscrizioni alle liste di disoccupazione, segnali che, ancora una volta, confermano che siamo ben lontani dall’aver toccato il fondo.

Cosa che non interessa le borse, che guardano solo ai segnali all’apparenza positivi. Ieri Wall Street ha fatto segnare un +1,25 sull’onda di una leggera ripresa delle vendite di beni durevoli.

L’esempio non sarà proprio calzante ma vi propongo questo brano che ci spiega perchè dobbiamo aspettarci l’arrivo di dati positivi, ma che, come una rondine non fa primavera, forse faremmo meglio a guardare bene tutti i dati e il quadro complessivo. Mi scuso se non sono in grado di citarne l’autore che, nel caso si imbatta nel suo scritto è pregato di farmelo sapere inviandomi un commento.

Fra non molto comincerà ad arrivare qualche dato macro con segno positivo. Non sarà sui consumi e non sarà su investimenti e occupazione. Sarà invece sulla produzione. Immaginate di avere un’azienda che produce e vende 10 canne da pesca al mese e ne tiene sempre 5 di scorta nel caso eccezionalmente la domanda si impenni. All’improvviso, mettiamo nell’ottobre scorso, la domanda passa da 10 a 5. Voi, che avete i riflessi pronti, riducete immediatamente la produzione da 10 a 4 e la quinta canna la prendete dal magazzino. Al quinto mese, mettiamo in aprile, non avete più canne in magazzino. Al sesto mese, mettiamo in maggio, anche se il mercato continua a chiedere solo 5 canne voi ne dovete produrre 5, non 4. E’ un bell’aumento del 20 per cento e ai mercati azionari suona come una conferma definitiva che la crisi è davvero già finita, altro che aspettare il terzo trimestre come dice Goldman Sachs o il quarto come dice Roubini.

Già, ma intanto quell’azienda sarà passata comunque da 10 canne prodotte e vendute a sole 5. Voi credete che tornerà mai a produrne e a venderne 10 al mese? Ad essere ottimisti forse sì…. ma quando?

Update: il brano di cui sopra è tratto da questo articolo di Alessandro Fugnoli

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Published by bernspan

A former employee of a bank that no longer exists. Un ex-dipendente di una Banca che non esiste più.

4 thoughts on “Banche alla canna del gas

  1. Interessante l’esempio delle canne … comprensibile anche a chi (come me) non ha alcuna competenza di economia. Putroppo, se tale esempio coinciderà con il futuro che ci attende, il governo attualmente in carica, potrà vantarsi di aver risollevato le sorti dell’Italia giocando, ancora una volta, sull’ignoranza delle persone. O forse sta già accadendo!?!

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  2. Guarda che se la domanda di canne rimane fissa a 5, dal sesto mese in avanti il dato mese su mese della produzione torna in posizione di riposo, cioè a zero.

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  3. Si. ottimo esempio. semplice ma diretto. direi che l’economia attuale si puo considerare cosi… aggiungo che da meta giugno a meta settembre siamo in periodo ferie… sono tre mesi di spese/costi. Ora se c’e reale ripresa (diciamo verso fine settembre) e costante vai a pareggio spero x febbraio ma se non c’è ripresa o non sufficiente almeno e signori non credo siano rosee le speranze si rischia il crack finanziario in cascata e anche aziende in salute possono rischiare di andare ko con effetto domino tipo…Speriamo di passare l’estate intanto e non sarà facile.E ringraziamo il sistema bancario che si sta auto mangiando e forse vado contro corrente anche Internet ha le sue responsabilità in quanto tutto basato sul virtuale… dimenticandoci del reale.

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  4. x PerestroicaSi ho capito l’esempio … resta comunque un aumento iniziale .. poi una situazione di stallo che, a mio avviso,visto il non peggioramento delle cose passerà come l’ennessimo “debole” segnale di ripresa. Cosa che tra l’altro mi pare che stia già accadendo.

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