Mentre Trump in Medio-Oriente sta ridisegnando la mappa delle alleanze con i paesi islamici riscuotendo una inaspettata caldissima accoglienza (chissà, forse insieme alla “meddling” russa nelle elezioni americane c’è stata anche quella araba), in Washington DC si susseguono gli incontri della banda dei sette per decidere le prossime mosse per liberarsi di Trump. Il problema è che non ci sono evidenze della “connection” tra Trump e russi e, a peggiorare la situazione, molti avvocati, giudici e costituzionalisti sostengono che anche se fosse vero che i russi hanno dato una mano a Trump, non c’è nessun reato di cui accusare il Presidente. Il reato non esiste.
Neppure le memo di Comey sono utili alla causa. Se infatti venisse usato il tete-a-tete alla Casa Bianca per accusare Trump di intralcio alla giustizia, Comey dovrebbe spiegare perchè non è corso subito, invece che dopo 3 mesi, al Dipartimento della giustizia a denunciare Trump, come sarebbe stato suo dovere, e sarebbe lui a passare dei seri guai giudiziari. D’altra parte non si capisce perchè Trump è così tiepido nella sua difesa e non denuncia con forza l’unico crimine certo di questa vicenda: la fuga di notizie classificate top-secret, pianificata ed organizzata dalla precedente amministrazione. Forse anche lui ha i suoi scheletri nell’armadio?