Strana democrazia, quella americana, dove un agente federale FBI può investigare sull’attività politica del Presidente degli Stati Uniti d’America senza alcuna limitazione dei suoi poteri polizieschi, anche quello di poter giudicare “politicamente” l’operato del Presidente.
Questo tal Robert Mueller, dichiarato democratico, amico dell’ex direttore FBI, James Comey, ha messo in piedi un carrozzone a spese del contribuente americano arruolando sessanta persecutori di grido, tutti democratici anche loro, per indagare se ci fu collusione tra Trump e Putin ai danni della candidata democratica Hillary Clinton, nelle elezioni del novembre 2016.
In oltre un anno di indagini, prima con Comey e quindi con Mueller, non sono state trovate evidenze di collusione ma solo “fake news” che hanno trasformato questa inchiesta in una ridicola farsa di cui tutto il mondo ride, in particolare la Russia. Addirittura Holliwood ha mobilitato alcune star, tra le quali anche Morgan Freeman, per produrre clips pubblicitarie contro i russi che ricordano gli anni della guerra fredda.
I russi avrebbero addirittura sponsorizzato la campagna elettorale contro crooked Hillary su Facebook spendendo 100mila dollari in propaganda. E i russi pensavano di cambiare i risultati elettorali spendendo quattro lenticchie mentre Hillary investiva un miliardo e 300mila dollari per perderle? Vi sembra credibile? Quanti voti avranno spostato, i russi, con le loro quattro lenticchie, 10? 20? Ma mi faccia il piacere!
Piuttosto, nel corso dell’inchiesta sono venute a galla, una serie di criminali attività, false testimonianze, distruzione e/o diffusione di materiale top secret, la vendita da parte del Segretario di Stato (Hillary) di uranio arricchito, indovinate a chi? Ma alla Russia, ovviamente, che poi ha provveduto a rivenderlo ai nuovi compagni di merende, gli iraniani.
E non dimentichiamo che Comey aveva già deciso di assolvere Hillary ancor prima di iniziare ad investigare, mentre sull’altro fronte Trump e i suoi collaboratori venivano messi sotto controllo elettronico da parte dell’amministrazione Obama. I loro nomi e le conversazioni private e riservate, addirittura con alcuni capi di stato, dopo l’insediamento del presidente eletto, venivano rivelate giornalmente ai media da impiegati di Obama nascosti dietro l’anonimato.
Finora nessuno si è preoccupato di arrestare e interrogare questi felloni o di aprire un’indagine sugli incontri segreti tra Clinton e il Procuratore Generale Loretta Lynch, la farsa messa in piedi da Comey in occasione del suo licenziamento, con le memo degli incontri con Trump già pronte e confezionate per essere diffuse via New York Times e la nomina di un tribunale speciale diretto dal suo amico Mueller ottenuta nel giro di ventiquattro ore.
All’apparenza sembra che la ruota della fortuna giri dalla parte di questi lestofanti ma non lasciatevi ingannare dalla propaganda dei media, tutti al soldo dei democratici, salvo qualche rara eccezione. Gli americani la pensano in tutt’altra maniera e sanno distinguere tra un trave e una pagliuzza.