Fuoco e Fiamme, Gossip e Moralismo: condannati ad essere governati da Hollywood e Facebook?

Come dovrebbe rispondere il Presidente Trump a rocket-man Kim Jong Un che minaccia l’olocausto nucleare con la semplice pressione del suo grasso dito su un bottone rosso della sua scrivania? Noi non abbiamo dubbi: come ha fatto Trump, trattandolo come il Dottor Stranamore.

 

Che qualcuno spieghi a questo sociopatico che il Presidente ha un bottone più rosso, più grosso e che funziona meglio del suo! Per due giorni i pundit dei media americani hanno discusso su questa esternazione presidenziale sottolineando quanto sia pericoloso, infantile e narcisistico il Presidente.

 

Infine, quando sembravano ormai a corto di argomenti, i vari panel che imperversano su tutti i canali televisivi, hanno trovato le galline (due) dalle uova d’oro: Michael Wolff, con il suo “libro” Fire and Fury, e Oprah Winfrey, che ha quasi annunciato la sua candidatura a Presidente degli Stati Uniti nelle elezioni del 2020.

 

Basandosi su un genere di fantascienza-horror , il sempreincercadiguai Michael Wolff, ha riportato quello che pensano, secondo lui, gli uomini e le donne del Presidente… del Presidente. Ebbene, il 100% dei collaboratori del Presidente  pensano tutti, al 100 per 100, rimarca Wolff, che Trump è uno psicopatico, imbecille, ignorante, collerico, instabile, privo di interessi, depresso, e così via, in una spirale senza fine.

 

Conoscendo di fama l’autore, e viste le sopradette percentuali che hanno iniziato a cambiare nelle interviste a raffica concesse anche prima dell’uscita del libro, prevista per la mezzanotte (hi-hi-hi-hi-hi…..), probabilmente il contenuto del libro è tutta un’invenzione della sua fertile fantasia.

Molti pensano che io dia un quadro complottista della situazione ma basta leggersi qualche articolo del New York Times o del Washington Post oppure sintonizzarsi su un qualsiasi canale televisivo che non sia Fox News per comprendere che non mi sto inventando niente.

Anche in Italia probabilmente imperversano i giornalisti liberaldemocratici, per cui è raro imbattersi in qualche articolo neutrale o bibartisan come questo di Valeria Montebello su Linkiesta: Solo gossip e moralismo, gli anti-trumpiani sono peggio di Trump.

Il nuovo libro su Trump è una montagna di gossip. Privo di sostanza, l’anti-trumpismo sta diventando sempre più una storiella da reality piena di versioni contrastanti e falsi miti.

Questo dicono di lui: bugiardo circondato da bugiardi, functionally illiterate (in poche parole analfabeta – quello che diciamo noi ai grillini quando sbagliano le date o un congiuntivo), “intellectually unsound” (come sono poetici, tradotto: scemo). E per questo è stato dichiarato UNFIT FOR THE JOB. Unfit (quanto sense of humor). Ancora dicono, a un anno di distanza, che Trump al governo è inimmaginabile. Ancora non lo immaginano. Almeno, però, definiscono il libro di Wolff e il suo autore (non so se per snobismo ma va bene lo stesso) un late-night comedian che dà sollievo, non un reporter che pensa alla veridicità delle proprie affermazioni. Problema: le argomentazioni mainstream anti-trumpiane non sono argomentazioni, sono rigetto automatico; si sta dietro ai pettegolezzi e al buonismo a basso costo. Di nuovo, il Presidente, è un climax: assorbito da se stesso, impulsivo, privo di empatia, stronzo, pervertito, ma soprattutto non sa le parole dell’inno nazionale – durante le partite di football muove la bocca a caso con la mano sul cuore OMG anatema.

Queste invettive da zia acida si convertono in gossip che, per definizione, è sempre in bilico fra vero e falso. Quello che si blatera su Trump, quindi, non sarà mai qualcosa d’incisivo; nello specifico, su certe affermazioni di Wolff ci sono già le smentite su Vox. Se ne riderà (Trump simpatico a qualcuno), ci si indignerà (Trump odiato dalla maggioranza) ma non incideranno. Lui ha subito risposto alle accuse: sono un genio molto stabile.

C’è una tecnica del colpo di Stato, e c’è una tecnica della delegittimazione moralistica, che però nel caso di Trump mostra trama e ordito lisi fino all’autoparodia. La verità è che chi lo accusa così scade, Trump abbassa il livello dei suoi detrattori. Come Berlusconi ha abbassato il livello degli antiberlusconiani. Ma quando nemmeno il sesso regge più, quando il pubblico ha digerito pure la più impensabile perversione (ripetiamo, letti separati, settant’anni suonati, le donne degli amici esaurite insieme agli amici) diventa solo un pazzo. Adesso sono tutti fissati nel dire che è un pazzo con l’accesso ai codici nucleari, “al bottone del nucleare”, tipo Ottocento, pazzo da internare (!).

“Trump è un orco cattivo quindi non può governare il paese” è uguale ai comunisti che mangiano i bambini, o è peggio, perché lì c’era un odio ideologico, qui siamo ai nervi per i capelli color banana o per qualche sproloquio. Oddio, ha detto “x” allora è Hitler reincarnato con il toupé arancione. Facciamo reductio ad Hitlerum, errori logici su errori logici e mettiamo avanti emotività e retorica. Trump è perverso, scemo e pazzo, ma pure troppo pop. Sia mai.

Curioso, infine, che il possibile post Trump sia fatto da personaggi più pop di lui, ma liberal proof come Oprah Winfrey o Zuckerberg. Condannati ad essere governati da Hollywood e da Facebook?

 

 

 

 

 

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Published by bernspan

A former employee of a bank that no longer exists. Un ex-dipendente di una Banca che non esiste più.

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