“Ma, io non so… son foresto, per me tutto va bene, le zebre, i quadrati, i triangoli e le strisce per terra, per me tutto va bene, tutto fa brodo”. Ha risposto in questo stile l’eroe per un giorno Sam Nunberg, ex aiutante di Trump nella campagna elettorale del 2016, quando si è rifiutato di collaborare con il Tribunale Speciale allestito dai democratici per sbarazzarsi del Presidente Donald Trump.
I media democratici (praticamente il 90% della carta stampata e dei canali televisivi), annoiati dal grande inganno dell’investigazione FBI sulle interferenze Russe nelle elezioni Americane, in cui ogni giorno sembra succedere qualcosa e invece da due anni a questa parte, ogni giorno è uguale al giorno precedente e non porta nessuna prova della collusione tra Trump e il leader russo Putin, si sono buttati come vampiri degli indici di ascolto su questo modesto, controverso, indifeso e patetico personaggio, un po’ clown e un po’ furbastro venditore di affetta-patate miracolosi.
In realtà Sam si è fatto beffe di loro, dando ad ognuno una differente versione del suo racconto, cosicchè, alla fine della giornata, loro (e Mueller) sono rimasti con un palmo di naso e il popolo americano con la più illuminante dimostrazione della morte del giornalismo negli Stati Uniti, e di una classe politica che non trova di meglio per la sua sopravvivenza che resuscitare le paure ancestrali dei russi invasori dell’amata patria, per poter spiare l’avversario politico usando i poteri di polizia come se fossero solo privilegio di un Presidente (Barak Obama) o di una fazione politica (la sinistra).