Mentre il Partito democratico cambia il pelo ma non il vizio, aprendo a socialisti e comunisti spazi e posti alle elezioni di medio termine e spingendo frange di liberal-democratici verso programmi estremisti o forse, solo all’ apparenza estremisti, per coprire l’assenza di programmi e politiche che negli ultimi due anni si sono ridotti alla semplice resistenza a Trump e al trumpismo.
Trump, invece, sta ottenendo risultati spettacolari sul fronte dell’economia: milioni di nuovi posti di lavoro, tagli delle tasse, disoccupazione a livelli minimi mai raggiunti prima, Prodotto Interno Lordo al 4,1%, mentre nel contempo con quella che sembrava una follia a tanti economisti di scuola ortodossa, la guerra delle tariffe, ha messo in difficoltà soprattutto la Cina, strozzando i commerci di Pechino e creando le premesse per una resa incondizionata del suo amico Xi.
Nelle strade o sotto i balconi del potere crescono la tensione e la violenza. Ognuno fa la sua parte, mentendo, pianificando una strategia di continui attacchi e oltraggiosi insulti al Presidente, teorizzando e augurandosi la fine del “tiranno” attraverso la giustizia sommaria dello Speciale Counsel oppure la violenza della sua eliminazione fisica. La Costituzione sembra diventata una coperta stracciata che ognuno tira nella sua direzione per coprire le proprie vergogne.
Sarebbe davvero un’ironia della sorte vedere, dopo decenni di guerra al comunismo, la resa degli Stati Uniti all’ideologia dei soviet. Impresa possibile, con milioni di giovani del “millennio” che ignorano la storia e vogliono riscriverla al grido di “tutto subito e gratis”. Non è un caso che cinquantanni prima Mao Tze Tung la chiamasse “La grande Rivoluzione Culturale”.